L’impresa del Marocco campione del mondo U20
SANTIAGO DEL CILE –
A un certo punto ho smesso di scrivere. Mi sono alzato in piedi. E come molti sugli spalti, ho urlato.
Perché certe partite non si raccontano solo con le parole. Si vivono con la pelle, col cuore, con quel nodo alla gola che arriva all’improvviso, quando capisci che stai assistendo a qualcosa di grande.
Il Marocco campione del mondo U20. Lo leggo, lo rileggo… eppure sembra ancora impossibile.
E invece è tutto vero. 2-0 all’Argentina. In finale. A Santiago del Cile. Sotto una pioggia sottile, fastidiosa, quasi simbolica. Come a dire: se vuoi entrare nella storia, devi bagnarti, devi lottare.
Dodicesimo minuto. Punizione da venti metri. Zabeeri prende la rincorsa, respira, calcia. Una parabola lenta, precisa. Una carezza velenosa che si infila all’incrocio. Uno a zero.
Lo stadio è ammutolito. Tranne il settore marocchino. Lì è il delirio. Bandiera al vento, mani al cielo. E chi piange. In molti hanno pianto, giuro.
The #U20WC Final: Argentina 🆚 Morocco pic.twitter.com/W052yo7god
— FIFA World Cup (@FIFAWorldCup) October 20, 2025
Il cuore e la disciplina
L’Argentina ha provato a rimettere ordine. Ma era tesa, nervosa. E al ventinovesimo ha pagato.
Contropiede perfetto. Othman Maama spacca la fascia destra, crossa teso. Ancora lui, Zabeeri, sinistro al volo. Palla in rete. Due a zero.
Da lì in poi, è stato un capolavoro difensivo. Linee strette, concentrazione totale. E una calma da veterani. Nessuna sbavatura. Nessuna paura. Solo lucidità e voglia di portarla a casa.
Il fischio finale è esploso come un tuono.
Abbracci. Lacrime. Gente per terra, gente in ginocchio. Il cielo di Santiago è diventato marocchino per qualche minuto. E sembrava giusto così.
Sul volto di El Azzouzi, il capitano, c’erano tutte le emozioni del mondo.
“Per la nostra gente, per chi ci ha sempre creduto…” ha detto. Poi ha abbassato la testa. Non riusciva a parlare. Non serviva altro.
Il punto di Bourbiza Mohamed
Questo titolo non è solo sport. È orgoglio, è identità, è il frutto di anni di lavoro silenzioso.
Il Centro Mohammed VI di Maâmoura non è una trovata politica. È un laboratorio vero, dove si lavora duro, in silenzio, senza passerelle.
E i frutti si vedono: il Marocco ha eliminato Spagna, Brasile, Stati Uniti e Francia. Non una sorpresa. Una realtà. Costruita. Programmata.
In campo, ragazzi nati dopo il 2005. Cresciuti nei vicoli, con le scarpe rotte e la testa piena di sogni. Non vogliono più essere “la favola”. Vogliono restare. Vogliono contare.
Il tecnico Dmii lo ha detto con la voce roca:
“Oggi abbiamo parlato. Ora il mondo ci ascolta.”
E forse ha ragione.
Il Punto di Bourbiza Mohamed – Notizie Flash – 21 ottobre 2025
Certe notti restano per sempre, anche quando finisce la festa.
