Dietro le porte virtuali: come si voterà
A inizio novembre l’Unione europea di radiodiffusione (UER) riunirà i propri membri in videocollegamento per decidere il destino dell’emittente israeliana Kan all’Eurovision 2026. Nella lettera inviata ai direttori generali, la presidente Delphine Ernotte Cunci parla di un confronto più ampio del solito: tante posizioni diverse, necessità di mettere il tema al voto dell’intera assemblea e non solo degli organi interni.
Perché l’Europa si divide
Negli ultimi mesi più tv pubbliche hanno chiesto di riconsiderare la partecipazione di Israele. Alcuni dirigenti – raccontano fonti vicine all’UER – preferiscono un mandato chiaro della plenaria, così da registrare ufficialmente la volontà dei membri e ridurre le polemiche.
Pressioni e minacce di boicottaggio
Le tensioni non sono nate nel vuoto. Spagna, Olanda, Irlanda, Islanda e Slovenia, tra le altre, hanno fatto sapere che avrebbero valutato il boicottaggio qualora Kan restasse in gara. Anche le ultime edizioni, a Malmö (2024) e Basilea (2025), si sono svolte tra presìdi e cori pro-Palestina fuori dai palazzetti.
Vienna accende i motori
Da Vienna filtra un messaggio di continuità. L’ORF, che ospiterà l’edizione del settantesimo anniversario, fa sapere che la macchina organizzativa procede e che l’evento si farà comunque a maggio 2026. In altre parole: il palcoscenico è pronto, anche se qualcuno dovesse sfilarsi.
Cosa succede adesso
Da qui al voto ci saranno telefonate tra direttori, bozze di mozioni e conti da rifare. Il risultato di novembre dirà se Israele resterà nel roster o se l’Eurovision aprirà una pagina nuova della sua storia recente. Fino ad allora, il fronte dei broadcaster resta frammentato e il dibattito acceso.
Notizie Flash – Bourbiza Mohamed